[Termini e Condizioni]

Pasquale Mattej

Formia 1813  - Napoli 1879

testimone e artefice di Formia

Se oggi si può risalire al passato di Formia e in particolare vedere l’ambiente e la cultura dell’Ottocento lo si deve a Pasquale Mattej; “vedere” in quanto “capire”, perché il Mattej fu una complessa figura di erudito che partiva dall’arte figurativa, quindi attraverso l’osservazione porsi delle domande e cercare febbrilmente delle risposte.

Formiano, nacque il 29 gennaio 1813 a Castellone allora sobborgo di Gaeta, ma fu presto strappato ai suoi affetti e alla sua patria. La  posizione sociale ereditata dal padre, il barone Giovanni Simone, e l’affetto della zia Lucia Merola, sorella della madre Carolina, nonché la protezione e il vitalizio concesso alla famiglia del re Ferdinando I, gli permisero di formarsi culturalmente a Napoli: frequenta il collegio del Salvatore fino a 18 anni;  discepolo del pittore Gennaro Maldarelli di corrente neoclassica; indirizzato al vedutismo romantico dall’Olandese Anton Smink van Pitloo col quale intreccerà saldi rapporti d’amicizia.

Già negli anni 30 dell’Ottocento, rapito dalla propria terra, le cui suggestioni erano rimaste inconsunte per la precoce separazione, la ricca presenza di vestigia dell’antica Formia invasa da una natura lussureggiante, predisposto ad una malinconica solitudine per gli affetti perduti, ma sollevato come nobile dal peso delle necessità quotidiane, Pasquale Mattej satura sempre più l’animo con un’incalzante attività di documentazione della storia del luogo e degli usi e costumi del popolo.

Lo si immagina uscire dai propri palazzetti di Castellone o di Mola, oggi scomparsi, di modesta statura, dalla testa squadrata con baffi, pizzetto e occhialini, il cappello a larghe falde e il suo inseparabile album, per fissare il presente spesso umile e gli echi di una passata grandezza. I disegni, a centinaia, sono come fotogrammi del suo peregrinare; la sua matita annota, scompone, esamina i vari caratteri di un luogo, quasi sempre in presenza di antiche vestigia, la perizia artistica appare motivata dal più sostanziale interesse alla conoscenza.

Dal 1837 è presente sul Poliorama Pittoresco, importante periodico del Regno edito a Napoli da Filippo Cirelli, di cui sarà devoto amico e collaboratore. Vi scriverà saggi di vario argomento oggetto della sua speculazione, corredati da immagini in seguito da lui stesso abilmente incise.

La sua notorietà artistica si afferma dal 1849 con le tele commissionate anche per espressa volontà di Ferdinando II per fissare eventi e luoghi del regno, assumendo un ruolo di fiduciario d’arte nel circondario di Gaeta. Di là da quegli anni Mattej è decurione nel consiglio del Comune di Castellone e Mola di Gaeta e questa carica porterà ad una nuova consapevolezza della sua attività di documentazione e ricerca, poi intrecciata alle vicende della sua vita, (si sposerà a Napoli nel 1860 con Amalia Perone), e della caduta della monarchia Borbonica. Il suo impegno e le antiche aspirazioni si concretizzeranno quando Mola e Castellone riavranno l’antico nome di Formia, e venne adottato nel 1865 lo stemma da lui ideato con la mitica Fenice e il motto “post fata resurgo”.

Da questi anni si dedicherà alla redazione di una storia del territorio che và ben oltre il sentimento municipalistico, “L’Ausonia”, dove Formia si collocava, opera manoscritta donata ai concittadini come lascito alle future generazioni. morirà a Napoli all’età di 66 anni, il 17 gennaio 1879 lontano dalla terra e dagli affetti che tanto ispirarono.

Dopo l’intestazione di una piazza negli anni 1930, oggi gli è dedicata una scuola, forse l’omaggio più elevato della comunità formiana, ma il valore della sua azione restava ancora ben lungi dall’essere valutato appieno. Il libro che Giorgio Ottaviani ha con passione scritto, nell’ambito del Centro Studi Archeologici P. Mattej, del quale è presidente, ha infatti superato ampiamente le conoscenze fin qui consolidate ed emblematiche sul personaggio, schiudendo una nuova e più vasta prospettiva della sua vita, della sua umanità, e della sua produzione culturale di artista e di ricercatore, sancendo decisamente l’incomparabile levatura di testimone e di artefice della propria terra, la quale gli è debitrice per la conoscenza della sua realtà passata, nel presente per una sua identità, nel futuro come esempio.

 Salvatore Ciccone

 

Pasquale Mattej

della famiglia Mattej di Castelforte

di Giorgio Ottaviani

 

238 pagine di notizie arricchite da disegni per lo più inediti, dipinti famosi e acquerelli sconosciuti; sono il risultato di anni di ricerche e studi su manoscritti, documenti e corrispondenza dell'epoca. Il risultato è stato quello di portare alla conoscenza dello studioso delle notizie sulle sue opere e sulla sua vita quasi completamente sconosciute, di fare verità su alcune imprecisioni del passato e acquisire una maggiore conoscenza dell'uomo in rapporto alla società napoletana in quel burrascoso periodo

 

 

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